VISIONOIR - The Waving Flame of Oblivion

Records DK
Il progetto Visionoir torna dopo un sonno durato più di vent’anni dalla pubblicazione del primo demo datato 1998. La one man band di Alessandro Sicur, è stata messa in sonno, ma la mente ha continuato a comporre e difatti vede la luce questo grande lavoro concettuale, interamente strumentale di grande musica. L’opener “Distant karma” è stupenda; puro prog metal personale e sperimentale, controtempi, passaggi di tastiere che ricordano i Goblin e riffing di chitarra stratificati, un lavoro di impatto, tecnica e spirito. Perché la tecnica non è usata al fine solo da far vede quanto si è bravi con lo strumento, come purtroppo accade in alcuni dischi, qui invece viene assimilata con l’anima e un gusto compositivo sopraffino. “The hollow men” è uno dei brani eccelsi di un disco stupendo, riffing densi, si muovono in up tempo, in assoluta simbiosi musicale con le tastiere e le ritmiche del nostro. E gradita sorpresa, nel brano e nei seguenti vengono messi campionamenti di intellettuali famosi del ‘900 come i poeti grandiosi Dylan Thomas, Thomas Stearns Eliot (le mitiche Terre desolate ndr.) e il ribelle Ezra Pound(un consiglio, leggetevi i suoi Cantos.) in un tessuto sonoro affascinante.

“The discouraging doctrine of chaos” ha un che di orientaleggiante, una chitarra quasi fusion; un mid tempo e poi arriva una corrente fatta di riff più duri e tempi più veloci, ma sempre con un ritmo avvolgente, un perfetto melange prog/fusion. Qui il lavoro è dinamico, ricco di idee creative, stili diversi concatenati; molte band dovrebbero prende appunti da questo ragazzo. “Coldwaves” viene introdotta da un vento forse gelido? Ma non così il tessuto musicale del nostro; le ritmiche ariose, i pattern ritmici distesi con le tastiere dalle linee melodiche e riff di chitarra potenti ma in equilibrio con i synth. Questo è prog sopraffino, perché è vera progressione musicale, non in una direzione ma molteplici. “Godspeed radio galaxy” è un taglio nello spazio, ritmiche in controtempo, lavoro di tastiere dal tessuto oscuro e inquietante; le chitarre potenti eseguono riffing melodici ma con un suono molto dark; grande lavoro che è di ampio respiro dove ritmiche più distese con tocchi di piano e synth, sembrano presagire inquietudine. La conclusione è un solo di tastiera avvolgente dal taglio progressivo e settantiano, mentre il basso batte il tempo con echi di un’altra galassia, forse, un altro universo. Un disco immenso e mi aspetto che una label metta sotto contratto questo grande artista, perché lui a differenza di troppi sedicenti artisti che si sentono nelle radio, lui è un vero artista che fa parlare il suo spirito in musica, visionario. 

Voto: 9.5/10  

Matteo ”Thrasher80”Mapelli