LOVE MACHINE - Universe of Minds

Volcano
I meneghini Love Machine non sono un gruppettino nato per moda come purtroppo ne vengono fuori a iosa ultimamente. Sono una band che affonda le proprie radici e storia sul finire degli anni 80 e l’amore per le sonorità dure ce l’hanno segnato nel cuore e sulla pelle. La loro storia è lunga e ricca di passaggi e avventure, ma sempre sul filo del rock e metal; una storia personale che arriva quest’anno con il nuovo capitolo. L’opener “Anyway” è un colpo duro di hard ottantiano; bruciante, riffoni e un giro di tastiere da urlo; un brano che ormai in America non sanno più forse scrivere; grande prova delle chitarre, il singer è potente e ha una voce alta ma anche sporcata; un classico brano che se fossimo in un mondo davvero buono lo si sentirebbe in radio perché acchiappa. Grandi chitarre in sede solista che graffiano ma tengono bene a mente che la melodia solca l’onda. “Let’s get it rock”, ecco, non c’è titolo più esplicativo che questo per capire i nostri; grande lavoro di tastiere e riffing assassino; un up tempo hard che ti entra nelle vene; c’è un feeling cooperiano soprattutto nel ritornello costruito benissimo, chitarre potenti e tastiere perfette, il singer ci mette il cuore e si sente.

“Compromises” inizia con effetti quasi spaziali, e un tappeto di synth, per poi entrare di ribalta le chitarre e la batteria; qui si sente un up tempo metal, si sente che i nostri adorano il genere, il feeling è buono e si sente l’affiatamento dei nostri; un brano che sembra strappato al metal classico ottantiano; anche qui il solos è da brivido, tecnico e heavy. “The scorn” che inizia con un giro di piano drammatico e un battito e un tappeto di tastiere; le chitarre hanno un riffing potente e la voce si fa carica di pathos; un cantato versatile, un brano che si eleva di potenza nel ritornello, grande arrangiamento e costruzione del brano, che è intinto nell’acciaio fuso lirico e drammatico. “Mama’s call” è una ballad emotiva, lenta, amara, malinconica ma c’è anche una dolcezza nelle chitarre acustiche che fanno da tappeto emotivo e melodico al cantato carico di emozione e le tastiere sono perfette; ottimi anche i cori a dare maggior spessore emotivo nel ritornello. Un disco stupendo, perché comunica emozioni venate di sonorità d’acciaio e ribadisco che se fossimo in un mondo meritocratico i nostri si sentirebbero in radio al posto di ciarpame spacciato per musica, ma voi fatelo vostro! 

Voto: 8/10  

Matteo ”Thrasher80”Mapelli