KING GOAT - Debt of Aeons

Aural
Grande ritorno per questo doomsters britannici, un doom venato di profumi prog e screaming death metal, ma l’impasto sonoro è puro doom. Vedendo il nome qualcuno potrebbe ovviare su generi più estremi, ma i nostri recano il marchio a fuoco vivo della musica del destino, fatta con drammaticità e passione; come in questo secondo album. L’opener “Rapture” fa già capire che i nostri sanno evocare atmosfere drammatiche tramite un tappeto di riff e effetti per poi irrobustire il tutto; il singer Trim ha una bella voce alta, evocativa carica di pathos drammatico; le chitarre sono precise con riffoni tipici del genere e aperture melodiche nel ritornello, la batteria è compatta e insieme al basso è il motore e cuore del gruppo. Grande prova solista della chitarra e c’è un senso di struggente malinconia epica nel brano sottolineata da screaming death metal. “Eremite’s rest” è bella potente, un mid tempo dal feeling epico e il singer ci mette il cuore sia in fase pulita sia in fase scream; la sezione ritmica fa anche contro tempi.

Le chitarre graffiano, ottima prova nei solos, melodici e dal feeling drammatico nel rallentamento centrale più soffuso per poi aumentare la dose di potenza dei riff. La titletrack inizia con un arpeggio sinistro e melodico con la batteria che regge un mid tempo, la voce è carica di sofferenza e malinconia, prima di esplodere in controtempi prog e riffing rabbiosi, come un’onda travolgente; la voce si fa possente, evocativa e carica di tensione; grande lavoro che mescola le due anime dei nostri, la tecnica viene armonizzata con l’impatto emotivo del doom, pathos e grande feeling. “Doldrum sentinels” è una cavalcata lenta, possente e doom, si respira tensione nell’aria; i riffing sono pesanti e diretti; la batteria va in controtempo e la voce è alta, drammatica e carica di pathos; grande prova dei nostri anche qui la mistura prog/doom da più colore e tensione al tutto. Il brano conclusivo” On dusty avenues” è lento, drammatico e emozionale; le chitarre sono arpeggiate e la voce è alta ma piena di emozione; i cori raddoppiano la tensione vocale, per poi aumentare la tensione elettrificando il tutto con potenza, tempi spezzati entrano nel tessuto sonoro e danno colore epico con dei riffing melodici; i solos sono stupendi nel costruire melodie evocative e drammatiche. Un grande disco, un doom metal venato di prog drammatico, epico e ricco di calore, tecnica e pathos, da avere. 

Voto: 8/10  

Matteo ”Thrasher80” Mapelli