CRIPPER - Follow Me: Kill!

Metal Blade
I teutonici Cripper sono gli alfieri del thrash tedesco ormai dal 2007, e rispetto ai big teutonic 4, ovvero: Kreator, Sodom, Destruction e Tankard,;la band guidata dalla singer Britta Gortz, prende più spunto dal thrash americano made in bay area. Il quintetto torna dopo tre anni dal precedente “Hyena” ed è un macigno thrash metal con la nostra a fare il bello e cattivo tempo con growl inumano che farebbero rizzare i capelli in testa a qualche collega maschio. “Pressure” apre le danze, con chitarre potenti, mid tempo che ricorda gli Exodus e poi via di accelerazione sparata in faccia con la nostra che ruggisce rabbia, un brano veramente in your face; batteria che alterna sfuriate veloci a parti più cadenzate. “Into the fire” inizia con voce filtrata che comanda molto freddamente un “consiglio”, per poi colpire con un mid tempo, chitarre che graffiano e batteria che sai diverte a andare in up tempo e fare anche cambi di ritmo in corsa, mentre la nostra usa il growl in maniera aggressiva ma perfettamente intellegibile.

“World coming down” ha una cadenza terremotante, riffoni sparati che ricordano la bay area thrash, mid tempo ben sostenuto, riff chirurgici, e uso sapiente della melodia. “Mother” è ricca di cambi di tempo, batteria che veloce corre in sincrono con riff che profumano di Testament,e poi arriva il mid tempo cadenzato mentre la singer aggredisce alla gola col suo growl. “Shoot or get shot” sembra un’esortazione alla ispettore Callaghan, potente, virulenta e distruttivo brano no compromise, la nostra gareggia alla grande in aggressività con la sezione strumentale, veloce e precisa che distrugge tutto ciò che incontra. “Bleeding red” è terremotante mid tempo, senza fiato, dalle cadenze quasi death metal, la sezione ritmica è un tritasassi e le chitarre ruggiscono in assonanza con la Gortz. “Running high” è il brano più lungi, quasi nove minuti di acciaio fuso e si sente la nostra alternare cantato pulito, quasi recitato a esplosioni growl, mentre il brano sembra avere una cadenza psicotica, quasi panteriana, chitarre dai riff d’acciaio, e chorus melodico e amaro. La conclusiva “Menetekel” è la sassata conclusiva, mid tempo thrash con rasoiate e velocità alternate a tempi più cadenzati, ma sempre ad alta tensione. Un disco in your face, diretto, senza peli sulla lingua, come da tradizione dei nostri, che sono i più fedeli seguaci al sacro verbo thrash metal, grande ritorno. 

Voto: 7,5/10 

Matteo ”Thrasher80”Mapelli