Pulverised |
Questa non me la dovevate fare cari Desultory; avete fatto un discone e vi sciogliete ancora?? Ecco, miglior modo per andarsene non poteva essere, ovvero in gloria.
Perché i nostri svedesoni, hanno fatto un disco da manuale, ovvero, come fare il disco di death metal svedese, spiegandone con i brani le regole: riffing segaossa(inventato da Leif Cuzner dei leggendari Nihilist);furia, brani senza pietà a livello ritmico e uso sapiente della melodia, ma tanta, tanta ferocia.
L’opener “Silent rapture” è un monumento al genere, batteria percussiva, chitarre zanzarose che semplicemente mi mandano in estasi, basso pulsante e voce cavernosa proveniente dai più bassi abissi; ”Spineless kingdom” dal riffing maligno e un up tempo in pieno “tupa tupa style”, da headbaging senza fine; da rompersi l’osso del collo, sezione ritmica e chitarre che sono un corpo unico per la carica di odio del singer.
La titletrack è un bulldozer, non si ferma; blast beats, chitarre che grattano la carne distorcendo il suono ma sempre con melodie malate, poi rallentamenti in mid tempo, mentre il singer grida la rabbia e poi accellera all’improvviso e soprattutto un mid tempo con chitarre da urlo, potenza e distorsione.
“In this embrace” ti azzanna alla gola, non ti molla; il brano è feroce e non cede di un millimetro dalla furia; ”Beneath the bleeding sky” ha un riffing dissonante e maligno e il batterista picchia senza pietà percuotendo le pelli ;mentre il singer grida a mondo la sua furia iconoclasta.
“Slither” è un terremoto ritmico, cambi di tempo che vanno dal blast beats, all’up tempo, fino al rallentamento che fa esplodere le chitarre nel suono delle saw guitars, per poi tornare e picchiare senza pietà.
“Divine blindness” sembra un brano a tinte orrorifiche con l’introduzione al pianoforte che suona una melodia inquietante, poi l’inferno; blast beats devastanti, voce infernale e un mid tempo trascinante nel mezzo, per poi colpire ancora e la melodia usata col contagocce ma in modo costante ripetendo la melodia inquietante introduttiva attraverso le chitarre e colpire con la conclusiva traccia “Our departur” commiato dei nostri, un mid tempo terremotante e di potenza esplosiva che aumenta di velocità per non lasciare prigionieri.
Che disco ragazzi, nove brani perfetti, senza scalfiture; ultimo sigillo per queste colonne del metal estremo svedese; se volete avere un monumentale disco di puro death metal svedese, eccolo qui, tre parole: Through aching aeons, sipario.
Voto: 9/10
Matteo ”Thrasher80” Mapelli